QUESTO BLOG PROPONE I REGESTI DI ATTI PUBBLICATI SULLA "COLLEZIONE DELLE LEGGI E DECRETI REALI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE" TRA IL 1815 E IL 1860. ALCUNI FRA GLI ATTI PRINCIPALI SARANNO RIPORTATI, INTEGRALMENTE, ALL'INTERNO DI APPOSITE BLOG-APPENDICI DOCUMENTARIE.

mercoledì 10 aprile 2013

Il Governo dei Saggi (1821)

Sapevi che anche nel Regno delle Due Sicilie fu nominato un gruppo di saggi che potesse garantire, attraverso la formulazione di una piattaforma di proposte, il miglioramento della situazione politica ed economica. In effetti, a seguito dei moti del 1820-21, e nel corso del congresso di Lubiana,  Ferdinando I  s'impegnò con le monarchie d'ancien régime, e in particolare con l'Austria di Metternich, che poi sarebbe intervenuta in suo soccorso, ad adottare strumenti volti a garantire la stabilità del governo. In tal senso ne scrisse al figlio, il futuro Francesco I, nel gennaio 1821. Nella sua Lettera, il primo sovrano delle Regno delle Due Sicilie spiegava che le potenze europee richiedevano espressamente che egli si circondasse di uomini saggi, che potessero offrire consigli utili per ripristinare e mantenere la sicurezza interna e, in conseguenza, quella degli Stati vicini. Pertanto, una volta rientrato a Napoli, nel maggio 1821, Ferdinando I promulgò uno specifico decreto, che istituiva una giunta temporanea composta di alcune personalità, prescelte fra i più probi e savj sudditi, da consultare in relazione ai principali interessi dello Stato, onde garantire per sempre il riposo e la prosperità pubblica. A differenza delle più recenti vicende politiche italiane, detto gruppo era più nutrito, giacché registrava non dieci ma diciotto nomi. Chi erano i saggi nominati dal sovrano? La lista comprendeva sia volti noti della diplomazia, dell'esercito e dell'entourage ferdinandeo, da Tommaso di Somma (già più volte ministro e cancelliere) al cardinale Fabrizio Ruffo, da Antonio Capece Minutolo (prima dell'esilio) a Nicola Filangieri, daGiovanni Battista Fardella a Francesco Lucchesi Palli, da Fulco Ruffo di Calabria a Antonio Statella, da Lodovico a Francesco Loffredo, sia volti meno noti, per lo più tecnici e giuristi di lunga esperienza, quali Giambattista Vecchione, Carlo Avarna, Raffaele de Giorgio, Giovanni d'Andrea, Vincenzo Marrano e Francesco Pasqualino, sia ancora esponenti di spicco della cultura ecclesiastica, come il vescovo filologo Carlo Maria Rosini e l'abate educatore Domenico Sarno.


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giovedì 4 aprile 2013

Il Presidente del Consiglio che (non) manca

Sapevi che nel Regno delle Due Sicilie la carica di presidente del Cosiglio fu istituita nel 1822 e che il primo a ricoprirla (sino all'agosto del 1823) fu un ambasciatore di stanza a Vienna. Il 4 giugno 1822, in effetti, Ferdinando I regolamentò con decreto l'organizzazione e la composizione sia del Consiglio di Stato, sia del Consiglio dei ministri. I due organi dovevano essere presieduti dallo stesso ministro, in particolare, per quanto riguardava il primo, durante l'assenza del re o del duca di Calabria suo figlio. Le prerogative di questa nuova figura, comprendenti anche quelle dell'abolita carica di ministro cancelliere, erano disciplinate dagli artt. 13 e 14 del predetto regolamento: il presidente, tramite di tutte le decisioni del sovrano, doveva moderare e dirimere le discussioni in seno al Consiglio, determinare la richiesta di eventuali chiarimenti sugli affari in discussione, curare l'esecuzione delle nomine ministeriali e statali, sottoscrivere leggi e decreti e curarne conservazione e pubblicazione. Ebbene, il regolamento in questione recava in calce, sotto il nome del sovrano, la firma del principe Ruffo, nelle vesti - appunto - di Presidente del Consiglio de' Ministri. Ma chi era costui? Ne dà conto un altro decreto, del giorno successivo (5 giugno), con il quale il primo sovrano del Regno delle Due Sicilie destinava alla ricordata carica Alvaro Ruffo, ministro plenipotenziario a Vienna (in precedenza era stato ambasciatore a Lisbona e a Parigi). Insignito nel 1815 del titolo di principe, egli avrebbe di buon grado accettato la presidenza, conservando tuttavia la collocazione diplomatica presso l'impero austriaco e, anzi, assommandovi anche l'incarico di ministro degli affari esteri, a seguito della rinuncia del marchese di Circello. Non è un caso che, con la nomina di Ruffo, Ferdinando I abbia espressamente previsto la possibilità di delega ad un interino, che facesse le veci del ministro-presidente quando questi si fosse trovato all'estero. Quel presidente interino sarebbe stato il ministro delle finanze Luigi de' Medici, come previsto da uno specifico decreto e come attestato dagli atti pubblicati sulla Collezione delle leggi duosiciliane. Sta di fatto che il diplomatico rimase presidente del Consiglio fino al 16 agosto 1823, dopo la decisione di rimanere a Vienna, dove la morte lo colse nel luglio 1825, ormai regnante Francesco I. Tuttavia, del ricordato ruolo istituzionale del Ruffo si è persa la memoria. Anche a Wikipedia, per usare un gioco di parole, manca il non mancante presidente del Consiglio del Regno delle Due Sicilie, carica per quello stesso periodo da taluni attribuita, erroneamente, al Medici.

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domenica 24 marzo 2013

Crisi: tasse sul reddito e tagli alle indennità (1831)

Sapevi che molte istanze e numerosi provvedimenti economico-finanziari in discussione nell'Italia di oggi, e altrove (si pensi al caso di Cipro), erano già stati affrontati nel Regno delle Due Sicilie, in particolare nel 1831. Al principio di quell'anno, in effetti, per via della crisi che attanagliava il suo regno, Ferdinando II promulgò una serie di decreti specifici. Sulla scorta di una situazione triste per le casse dello Stato borbonico, con un debito che - e per trasparenza non lo nascose ai sudditi - ammontava a circa 4 milioni e 345 mila ducati, il sovrano - come illustrò in un decreto introducente una nuova ritenuta su soldi e pensioni - effettuò dei tagli, partendo da se stesso: si decurtò dalla propria borsa privata 180 mila ducati e dall'assegnamento della Real Casa 190 mila ducati (un po', mutatis mutandis, come pochi giorni fa hanno dichiarato di fare i presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso). Già riordinate le armate di terra e di mare, e riorganizzati i diversi ministeri, e non volendo incidere oltre né sulla proprietà, né sull'industria, per non arrecare grave ferita a queste sorgenti della pubblica prosperità, egli abolì il cumulo delle indennità e introdusse una nuova ritenuta sulle spese materiali, sui redditi delle classi medio-alte e sulle pensioni di grazia e di giustizia, quelle concesse cioè in virtù di onori e benemerenze. Detta tassazione non avrebbe gravato su impiegati e pensionati con un reddito minimo (fino a 25 ducati al mese), mentre sarebbe aumentata in proporzione per i redditi superiori. Del resto, secondo il terzo re duosiciliano, i soprassoldi, le gratificazioni, le indennità cumulate...sono un favore di eccezione, che per qualunque titolo conceduto non può essere continuato ne' gravissimi bisogni dello Stato, tanto più che la prosperità precedente aveva arricchito alcune classi, le stesse che ora ben avrebbero potuto vivere con nuove tasse. Il peso di tali provvedimenti era bilanciato, nello stesso decreto, dal dimezzamento del dazio sul macinato, dimezzamento favorito dalle economie operate dai diversi ministeri. Con un altro decreto, promulgato nella stessa data del primo, Ferdinando II tra l'altro diminuì stipendi ed emolumenti degli amministratori comunali, dimezzò i diritti di contabilità che gli enti locali pagavano alle intendenze, limitò le spese per le feste civili, che potevano essere svolte soltanto nei capoluoghi di provincia, fissandone un tetto massimo. Come precisava l'art. 9 di quest'ultimo decreto, il risparmio dovuto ai previsti tagli alla pubblica amministrazione doveva essere "investito" nella riduzione delle tasse comunali e provinciali.

ARGOMENTI CORRELATI
- Protezionismo di carta (1816);
- Risparmio senza speculatori (1859)
Per chiedere copia di atti, leggi e decreti del Regno delle Due Sicilie, o per specifiche ricerche nellaCollezione delle leggi e de' decreti reali scrivere al seguente indirizzo email: decretiamo [@] gmail.com
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